Conclusioni
La displasia o lussazione congenita dell’anca è una malformazione relativamente comune che va sospettata in ogni neonato che presenti fattori di predisposizione quali familiarità e presentazione podalica.
Nella maggior parte dei casi una accurata valutazione clinica eseguita dal neonatologo o dall’ortopedico pediatrico al nido (ricerca del segno dello scatto di Ortolani) consente di fare la diagnosi su base clinica.
Tuttavia, non essendo rari i casi di riscontro della patologia anche in neonati non predisposti, e potendo essere mancata la diagnosi clinica alla nascita (falsa negatività della manovra di Ortolani), la Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica si sente di consigliare l’esecuzione dell’ecografia delle anche in tutti i neonati entro la 6° - 8° settimana di vita.
Curare questa malformazione e restituire piena normalità all’anca displasica è possibile. Questo ambizioso risultato non è però né semplice né scontato. Molti sono i fattori che condizionano la prognosi. Tra questi grande rilievo assumono:
- la gravità iniziale della malformazione
- la tempestività della diagnosi
- l’appropriatezza del trattamento
Le migliori garanzie di successo si hanno nei casi diagnosticati ed adeguatamente trattati alla nascita (Fig. 21 A,B,C)
Fig. 21 A,B: Anca displasica trattata alla nascita con cuscino divaricatore morbido e perfettamente normalizzata dopo 3 mesi
Fig. 21 C: Lo stesso bambino all’età di 10 mesi. L’anca precedentemente displasica è indistinguibile da quella normale.
Nel caso di diagnosi tardiva, in alcuni casi fatta anche dopo l’anno di età, si rende invece necessario un percorso di cura molto più impegnativo e di norma chirurgico.
Un percorso dal quale non si può prescindere, che va fatto riponendo consapevole fiducia nel medico curante, sapendo tuttavia che non sempre, per ragioni anatomiche e biologiche, la piena normalizzazione della morfologia e della funzione articolare è alla portata del chirurgo ortopedico.