Come si fa la diagnosi?

La displasia o lussazione congenita dell'anca

La diagnosi della displasia congenita dell’anca viene posta il più delle volte alla nascita dal neonatologo.

In tutti i neonati viene infatti ricercato il cosiddetto “segno dello scatto di Ortolani” (Fig.7).

Il test, sfruttando l’instabilità articolare propria della displasia, consiste nel produrre la fuoriuscita della testa del femore dalla cavità acetabolare.

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Fig. 7: Il Prof. Ortolani fu il primo medico a descrivere il segno dello scatto nel 1935

La manovra consente all’esaminatore di apprezzare una sensazione di scatto (scatto di uscita della testa del femore) (Fig. 8B).

Nei casi più gravi (quando la displasia è così severa da determinare la lussazione della testa femorale) l’esaminatore, compiendo la manovra inversa di riduzione, potrà apprezzare una sensazione di scatto dovuta questa volta al riposizionamento della testa del femore nell’acetabolo (scatto di riduzione della testa del femore) (Fig. 8A).

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Fig. 8 B: scatto di uscita - Fig. 8A: scatto di entrata

Purtroppo però, per una molteplicità di ragioni, non sempre la ricerca del segno dello scatto consente di porre correttamente alla nascita la diagnosi di displasia dell’anca.

E’ per questa ragione che è fortemente consigliata l’esecuzione della ecografia dell’anca in tutti i neonati con fattori predisponenti quali la familiarità, la presentazione podalica o malformazioni associate (screening ecografico selettivo).

Anche se la questione è ancora oggetto di controversia scientifica, sono in molti, e tra questi la stessa Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica (SITOP), a ritenere opportuna l’estensione dell’esame ecografico a tutti i neonati (screening ecografico universale).